La performance “in solo” è oggetto della mia ricerca da sempre. Si esprime in “Northern Lights” e in programmi da concerto di impostazione classica. con un repertorio che passa da barocco (Telemann, Bach, Biber) al moderno e contemporaneo (Prokofiev, Barkauskas, Boccadoro, Reich, Glass, etc.).
Working on the “solo” performance has always been my thing. At the moment I perform the concept suite “Northern Lights”, and more classical-like concerts. My repertoire goes from the baroque times (Telemann, Bach, Biber) to the modern and contemporary (Prokofiev, Barkauskas, Boccadoro, Reich, Glass, etc.).
Northern Lights, [solo violin]
Note di copertina dell’album, gentilmente scritte da Emanuele Maniscalco
(for english scroll down)
Dalla linea al punto
di Emanuele Maniscalco
Da sempre considero la semplicità un dono, quanto di più distante dalla superficialità possa esistere. La semplicità infatti riguarda un organismo compiuto, autonomo e sempre dignitoso, mentre ciò che è definito superficiale rivela generalmente una mancanza: di profondità, di cura, di onestà. Nel tentativo di informare un’opera secondo questi e altri nobili valori (nonché di rifuggire da ogni accusa di superficialità) l’artista escogita forme complesse e affascinanti, che a volte tendono a risultare artificiose, prolisse o poco leggibili. In una parola, dimentica d’esser semplice.
Il violino, specie quando non accompagnato, è uno strumento che non fa concessioni all’incertezza: la corrispondenza tra emissione sonora e tensione espressiva è di una fragilità tale che il rischio di cadere è costante. Daniele è un protagonista curioso, agile e generoso: non solo non cade sotto il peso dell’eredità storica, ma è anche un virtuoso che sa ascoltare lo spazio e adattarvi il proprio gesto (una delle qualità più rare in un musicista). Northern Lights è la sua storia solitaria fin qui, fatta di frammenti di luoghi del cuore realmente vissuti o anche solo immaginati; grazie a questo disco, per trenta minuti può diventare anche la nostra – tanto semplice quanto necessaria.
Liner Notes to the record, kindly written by the friend and great musician Emanuele Maniscalco
From the line to the point
by Emanuele Maniscalco
I have always considered simplicity a gift, the opposite of superficiality. Indeed, simplicity is about a complete, independent, and always dignified entity, whereas what is called superficial generally reveals a lack: of depth, of care, of honesty. With the aim of shaping an art work according to these and other noble values (and in order to avoid any accusation of superficiality) an artist con-ceives fascinating and complex forms, which sometimes tend to be artificial, redundant or unclear. In one word, an artist can easily forget to be simple.
The violin, especially when unaccompanied, is an instrument which doesn’t leave space for hesi-tation: the correspondence between the emission of sound and the expressive tension is so fragile, that the risk of falling is always there. Daniele is a curious, agile and generous protagonist: not only does not he fall under the weight of historic heritage, he is also a virtuoso who knows how to listen to the space and adjusts his gesture to it (one of the rarest qualities to be found in a musi-cian). Northern Lights is his solitary story up to now, a story made of real and imaginary fragments from the places of his heart; while listening to this album, for thirty minutes it may also become our story – simple and necessary.
Emanuele Maniscalco
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COME HO CONCEPITO QUESTO LAVORO:
NORTHERN LIGHTS è una suite per violino solo, pensata come un viaggio nella cultura musicale del Nord Europa. Il lavoro prende spunto principalmente dalla tradizione folk, pur essendo influenzato anche da altro, come la cultura contemporanea, il rock e la musica classica. Uso esclusivamente il mio strumento (senza l’aggiunta di alcuna tecnica di post-produzione o di elettronica live) con l’intento di esplorarne a fondo le risorse timbriche, e cercando un dialogo tra il suono e il silenzio, tra il violino e l’acustica della piccola chiesa romanica nella quale ho registrato.
La suite si apre con Mascherina, una sorta di preludio ispirato alla musica tradizionale di Bagolino (BS), il mio paese natale; del resto, ogni viaggio inizia lasciando casa propria… Prima di approdare a più alte latitudini si passa per Paris, 1920, ovvero un omaggio ad un contesto storico-culturale nel quale le tradizioni musicali orali (in particolare quelle dell’Estremo Oriente) erano fra le fonti di ispirazione di musicisti colti come Ravel e Debussy. Jag Vet En Dejlig Rosa è una famosa ballata d’amore della tradizione svedese, mentre Norsk Vals è un’improvvisazione attorno ad un tema da ballo del patrimonio norvegese, che appresi ad orecchio tempo fa da un violinista folk. Lover’s Lighthouse è una melodia del compositore e pianista norvegese Tord Gustavsen, che mi sono limitato ad arrangiare per violino pizzicato e fischio. Hardanger Fiddling è un altro omaggio alla Norvegia – seppur di totale invenzione – ispirato all’affascinante sonorità del tipico Hardanger Fiddle: un particolare violino con corde di risonanza aggiuntive, spesso utilizzato con accordature aperte. NORTHERN LIGHTS si conclude con Jig, un’improvvisazione quasi totale (vi si possono riconoscere frammenti di temi tradizionali) che unisce idealmente il folclore inglese e quello irlandese. L’ultima traccia del disco è End Of The Day: una composizione estemporanea nata alla fine della sessione di registrazione, basata su poche semplici idee di natura perlopiù timbrica; sentivo di avere ancora qualcosa da dire e ho lasciato i microfoni accesi per un’ultima take, libera da riferimenti culturali e premeditazione.
Daniele Richiedei
HOW I CONCEIVED THIS WORK
NORTHERN LIGHTS is a suite for solo violin, imagined as a journey through Northern European music. The work is mostly inspired by regional folk traditions, but it is also influenced by contem-porary culture, rock and classical music. The work was recorded in a small Romanic church, and I decided to use just my violin, without any other electronic instrumentation or post-production techniques, in order to explore the full extent of its timbral resources and to try and find a duo-logue between the violin and the church’s acoustic. Between sound and silence.
The suite starts with Mascherina, a kind of a prelude, inspired by the traditional fiddle music that emanates from Bagolino, BS (Italy), my hometown; after all, every journey begins by leaving home. Before heading towards higher latitudes, we pass through Paris, 1920: a homage to a cul-tural and historical context in which oral music, especially from the Far Eastern tradition, be-came one of the sources of inspiration for such culturally aware musicians like Debussy and Ravel. Next, is Jag Vet En Dejlig Rosa, a famous traditional Swedish love ballad. Following that, Norsk Vals is an improvisation around a theme that comes from the Norwegian dancing music tradition, and which I picked up years ago, by ear, from a folk violinist. Lover’s Lighthouse is a song by the Norwegian composer and pianist Tord Gustavsen, which I have arranged for pizzicato and whistle. Hardanger Fiddling, another homage to Norway, is a complete invention, but inspired by the charming tone of the typical Hardanger Fiddle, a special tradition-al Norwegian violin often used with open tunings. NORTHERN LIGHTS ends with Jig, which is almost completely improvised, though references to traditional tunes can be heard, which attempts to unify the English and Irish folk traditions. There’s a last track on the al-bum, End Of The Day, an impromptu composition that was recorded at the very end of the ses-sion, and is based around some simple, mostly timbral ideas. I felt like I still had something to say, so I left the microphones on for one last take, free from cultural references and any premeditation.
Daniele Richiedei